Dancescapes, per una nuova danza urbana. Intervista a Massimo Carosi. Parte 2

23 Dicembre 2021
di Danza Urbana
  • danza urbana, Morandini

In occasione dell’avvio di due delle azioni di Dancescapes, progetto che vuole sostenere e diffondere la cultura della danza urbana, abbiamo incontrato Massimo Carosi direttore dell’Associazione Danza Urbana di Bologna che organizza e promuove l’iniziativa con il sostegno del MIC – Ministero della Cultura, della Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna e con il supporto di h(abita)t – rete di spazi per la danza.
Un’intensa chiacchierata divisa in due parti (leggi QUI la prima parte), in cui abbiamo approfondito la danza urbana, la sua definizione, i suoi cambiamenti, le sue necessità, fino ad approdare a Dancescapes che vuole sbrigliare il sistema italiano dando ai/alle autori/autrici la possibilità di avere non solo un sostegno concreto, ma anche di nutrire la propria creatività e formazione attraverso l’incontro con figure di rilievo del panorama culturale italiano.

Come si è strutturato Dancescapes?

Negli anni il Festival Danza Urbana e il Network Anticorpi XL con l’azione Danza Urbana XL hanno cercato di dare un piccolo supporto alla circuitazione, alla distribuzione, alla diffusione di creazioni pensate per lo spazio urbano. Ma queste iniziative sono piccole gocce nel mare. Ci sarebbe la necessità di poter garantire una reale possibilità di distribuzione per gli/le artisti/e che decidono di investire in questo tipo di creazioni. Abbiamo, però, constatato che, spesso, le proposte arrivate tramite call e bandi non esprimono una reale urgenza, non si interrogano sul senso del performare nello spazio pubblico o in contesti non-teatrali, non sviluppano ricerche coreografiche e artistiche in maniera efficace. Tendono a rimanere in superficie. Per questo Dancescapes si è diviso in quattro azioni: Bodyscapes, borse di ricerca e residenze artistiche; In a Landscape, percorso intensivo in residenza di alta formazione; Mobility Grant, mobilità internazionale; Dall’aula Alla città, seminario rivolto agli studenti e alle studentesse universitari/e di co-progettazione di eventi di danza nei paesaggi urbani. Il progetto quindi è nato con la volontà di mettere in campo strumenti idonei ad alimentare non solo la formazione, ma anche la creatività degli artisti e delle artiste.

Com’è avvenuto il processo di selezione dei progetti vincitori del bando Bodyscapes?

Bodyscapes è un bando nazionale per artisti/e che sviluppano progetti di ricerca nel paesaggio naturale o nel paesaggio urbano. Il bando è uno strumento di osservazione: permette di entrare in contatto con diverse progettualità e, dunque, di avere un quadro della situazione italiana. Sono arrivate 54 candidature: un numero importante che ha rivelato un interesse per un ambito così specifico, erroneamente ritenuto ristretto.
In diversi casi le proposte non si sono dimostrate pienamente coerenti con il bando: Bodyscapes non voleva supportare la circuitazione di spettacoli già pronti, ma intendeva sostenere una ricerca coreografica ancora nel pieno dell’indagine. Sono venute fuori dunque diverse questioni: il bisogno degli artisti e delle artiste di trovare un’opportunità di visione e distribuzione per spettacoli site-specific, a cui però questo bando non poteva rispondere; la necessità di nutrire un pensiero e delle riflessioni intorno ai temi del paesaggio e dello spazio pubblico, con annessa confusione dei/delle giovani autori/autrici su questi stessi temi spesso affrontati su spinta di fattori esterni e non per una reale urgenza artistica.

Perché ho scelto di creare in un dato contesto? Perché ho deciso di coinvolgere una comunità nella mia creazione? Le risposte a questi e altri interrogativi avrebbero dovuto essere alla base delle proposte che si sono candidate per questo bando. A volte sembrava non esserci una motivazione che sostanziasse realmente certe scelte artistiche. Abbiamo però individuato 10 progetti che rispondevano pienamente ai requisiti di Bodyscapes e che proponevano dei percorsi di ricerca coreografica molto interessanti. È stata una selezione complessa che ha richiesto un lungo confronto tra i membri della commissione. Alla fine si è scelto di sostenere le proposte che potevano trarre maggior beneficio dagli strumenti che il nostro network ha potuto mettere in campo.

Quali sono i progetti vincitori di Bodyscapes e come si sono sviluppate le residenze?

Sono stati scelti due progetti creati da giovani autori/autrici: La möa di Lorenzo Morandini che esplora la relazione tra le comunità e i corsi d’acqua, quindi sia ambienti rurali che ambienti urbanizzati; Sull’irrequietezza del divenire, progetto di ricerca multidisciplinare per paesaggi urbani in cui interagiscono la danza, il suono e l’immagine, ideato dalla coreografa Elisa Sbaragli, dal musicista Edoardo Sansonne/Kawabate e dal tecnico intermediale Fabio Brusadin.

Morandini ha sviluppato la sua ricerca dall’8 al 16 dicembre 2021 tra gli spazi delle Sementerie Artistiche e i canali di Crevalcore, sistemi di bonifica e irrigazione legati alla campagna della pianura emiliana. Indagine che potrà continuare nel 2022 presso il fiume Ebro a Saragozza.
Sull’irrequietezza del divenire invece ha potuto continuare il suo percorso tra i luoghi liminali di Bologna e gli spazi di Alma Danza dal 6 al 12 dicembre 2021. La ricerca di Sbaragli, Sansonne e Brusadin tocca anche la dimensione visiva e sonora dei luoghi, captando le vibrazioni delle piante e le immagini al microscopio degli elementi che ne caratterizzano l’ambiente. L’idea dunque è quella di andare a esplorare contesti abbandonati in cui ritroviamo il terzo paesaggio di Gilles Clément. Questo progetto potrà sfruttare nel 2022 la residenza presso Etopia di Saragozza che offre dei laboratori tecnologici per le arti e la possibilità di avvalersi di un botanico urbano.

Alla fine dei primi studi qui a Bologna e a Crevalcore, ci sono stati momenti di dialogo con operatori/operatrici della danza e studiosi/studiose. Volevamo creare occasioni di confronto per supportare gli/le artisti/artiste, senza condizionarli/e con aperture pubbliche di un lavoro ancora in fase embrionale. Nel 2022 a Saragozza, invece, sono previste restituzioni con spettatori e spettatrici. Questa è un’edizione zero e, in corso d’opera, potremo valutare se ci sarà la necessità di sviluppare altri momenti di visione e se questi percorsi di ricerca porteranno a un esito artistico.

    

A Budrio, dal 13 al 18 dicembre 2021, invece si sono svolti i laboratori e gli incontri dell’azione In a Landscape

Per In a Landscape, sempre tramite un bando, abbiamo ammesso dieci partecipanti anche se il regolamento ne prevedeva otto. In questo caso, con grande sorpresa, non hanno aderito in tantissimi. Mi aspettavo più partecipazione nell’attività di formazione, soprattutto perché, come dicevamo, in molte proposte manca una riflessione intorno ai temi dello spazio pubblico, del paesaggio, dell’abitare. Si tratta di un primo percorso introduttivo che farà da apertura ad altri moduli formativi che si svolgeranno nei prossimi anni.

Abbiamo proposto due laboratori pratici con due artisti che hanno un approccio e una metodica al paesaggio quasi opposti: Alessandro Carboni che parte dalla città, come matrice creativa, per poi tornare allo spazio teatrale, restituendo la complessità dello spazio urbano tramite una mappatura che vede diverse fasi (osservazione, cattura ed embodiment di un elemento, restituzione); Leonardo Delogu che fa dell’atto del camminare, provvisorio e de-territorializzato, il proprio campo di ricerca, immergendosi nel contesto sociale, politico, paesaggistico dei luoghi attraversati.

Franco Farielli, Danza Urbana, Dancescapes
Incontro con Franco Farinelli, In a Landscape – ph. Alessandra Corsini

Per gli incontri invece abbiamo coinvolto: Franco Farinelli, grande umanista e geografo, per riflettere sui concetti di spazio, luogo, paesaggio; Annalisa Metta, docente di architettura del paesaggio all’Università Roma3, per approfondire le possibili pratiche e metodiche di progettazione nel paesaggio a partire dalla sua performatività; Viviana Gravano, storica dell’arte e della fotografia, docente all’Accademia di Brera e curatrice di ATTITUDES_spazio alle arti di Bologna, per aprire una discussione intorno alla dimensione politica del paesaggio e alla tendenza ad innocentizzare lo spazio urbano; Maria Paola Zedda, curatrice, coreografa, dramaturg, che ha lavorato negli ultimi anni su progetti legati al paesaggio e allo spazio pubblico; infine Fabio Acca, teorico e critico di danza, e io, operatore e programmatore, che con approcci diversi abbiamo restituito e condiviso le nostre esperienze, le nostre visioni, in qualche modo complementari.

Questi seminari erano rivolti ai giovani autori/autrici selezionati/e per la residenza formativa In a Landscape, ma abbiamo organizzato nello scorso aprile una serie di webinar, nell’ambito del laboratorio Dall’aula alla città, con alcuni di questi ospiti, tuttora disponibili sulla pagina Facebook di Danza Urbana.

Quali sono le prospettive future del progetto?

Dancescapes è alla sua prima edizione, quindi abbiamo sperimentato programmi e formati, elaborando nuovi approcci al tutoraggio, alla crescita degli autori, cercando di offrire un contesto di osservazione, analisi e confronto, su alcune importanti questioni legate al contemporaneo che ancora non hanno trovato una reale opportunità di studio e ricerca.
Speriamo, dunque, che questo sia solo l’inizio di una progettualità che ambisce a creare una nuova attenzione, formazione e divulgazione, per una nuova danza urbana più cosciente, matura, emozionante e innovativa.

Alessandra Corsini

Clicca QUI per leggere anche la prima parte dell’intervista a Massimo Carosi!

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