Un tempo anomalo
Il tempo attuale ci costringe a fare i conti con una situazione fuori dall’ordinario. Un accadimento ha creato una cesura o, forse, uno scivolamento temporale. C’è un prima e c’è un dopo che ancora non conosciamo. Il tempo attuale è una parentesi, una sospensione della nostra quotidianità o, forse, un acceleratore di processi.
Il Festival Danza Urbana si è sempre interrogato sul rapporto tra corpo, spazio pubblico e collettività, proponendo delle esperienze volte a tracciare dei percorsi di senso, a sviluppare delle relazioni con il contesto ambientale e sociale nel quale viviamo. Attraverso il linguaggio della danza rielabora in modo inatteso, originale ed estemporaneo il nostro modo di abitare la città al di fuori di mere logiche funzionalistiche.
Oggi più che mai abbiamo bisogno di elaborare il nostro presente e di costruire relazioni emotive, affettive fra le nostre singole esistenze, lo spazio comune e la collettività. L’arte e la creatività possono condurci attraverso un rito sociale a superare il trauma della decollettivizzazione, del confinamento, del distanziamento vissuti e aprire un varco nella dimensione simbolica per generare il cambiamento.
Durante questa primavera siamo rimasti colpiti dalle immagini delle città deserte. Lo spazio pubblico disabitato, vuoto, era anche un vuoto di relazioni, mentre le immagini dei media ci riversavano un pieno di angoscia. Come possiamo riabitare oggi lo spazio della città? Come elaborare questo evento? Come considerare questa esperienza? La ventiquattresima edizione di Danza Urbana è necessariamente anomala, come questo tempo, un’occasione per interrogarci su quello che è stata la nostra “normalità” e proiettarci verso un differente modo di abitare le nostre città.
Il Festival ha scelto di riprogrammare il proprio cartellone mantenendo l’impegno con gli artisti italiani già previsti e avviando nuove progettualità con alcune compagnie regionali, al fine di sostenere, per quanto possibile, la comunità artistica nazionale che vive un momento estremamente difficile. Danza Urbana ha dovuto, tuttavia, rinviare all’anno prossimo la partecipazione delle compagnie estere e rimodulare i progetti internazionali in corso.
In attesa di poter tornare a performare le piazze e le strade di Bologna, il Festival quest’anno sperimenta nuove formule. Per rispondere alle disposizioni sanitarie ha scelto di concentrare la maggior parte della programmazione negli spazi di DUMBO, l’ex-scalo ferroviario del Ravone, luogo simbolico della riprogettazione e rigenerazione urbana, area che ci interroga su una nuova idea di città. Ma non rinuncia, a presentare brevissime azioni performative negli spazi pubblici della città come gesto simbolico per mantenere viva la sua visione poetica.
Gli spettacoli sono tutti a prenotazione obbligatoria e, per la prima volta, è richiesto un biglietto d’ingresso simbolico alla quasi totalità degli eventi. Gli incassi saranno devoluti alla piantumazione di nuovi alberi come gesto concreto per migliorare la città in cui viviamo.
Gli eventi occorsi hanno reso tutti noi maggiormente consapevoli della questione ambientale; per questo il Festival ha scelto di editare solo in formato digitale il proprio programma riducendo il più possibile il consumo di carta. Piccole importanti novità che speriamo possano essere comprese e apprezzate dal nostro pubblico.
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