“If There Is No Sun”: una riflessione sul processo creativo con i coreografi e i performer
L’8 settembre alle 15 si è tenuto in Sala Borsa un incontro con Luca Brinchi, Antoine Danfa, Irene Russolillo, Mapate Sakho e Ilyes Triki intitolato testimonianze Crisol Africa – comunità, durante il quale i performers e i coreografi (Luca e Irene) hanno discusso dell’iniziativa che ha poi dato luce alla creazione There Is No Sun, preformata il 7 e l’8 settembre all’interno del festival, a Dumbo.
Irene durante la discussione si offre come traduttrice, poiché i tre performers non parlano italiano, ma discorrono in francese.
Il progetto è nato nel 2019 da un’idea dei due coreografi, che si ritengono fortunati di aver trovato velocemente l’opportunità di entrare a far parte di Crisol. Crisol è una rete che ha compreso 7 operatori italiani e 14 esteri, finanziata nell’ambito del programma Boarding Pass Plus. E’ nato con l’idea di ridisegnare l’approccio delle arti performative contemporanee, creando occasioni di incontro e creazione tra giovani artisti italiani e stranieri.
Crisol ha sponsorizzato quell’anno 5 progetti divisi per aree geografiche: ad ogni area corrispondeva un tema e l’area dell’Africa prevedeva il tema della comunità.
Il progetto però incontra agli albori del processo creativo degli ostacoli: a febbraio 2020 inizia la pandemia e tutti i piani di incontrarsi in presenza svaniscono.
Luca Brinchi ammette che quando ha saputo che si sarebbero dovuti fare degli incontri online non era contento, poiché non era abituato a questo tipo di lavoro a distanza. Venne a lui l’idea di attuare un esperimento: fare delle interviste informali con i candidati performers facendo delle piccole richieste molto generiche, con il tentativo di costruire un’intimità molto complessa da creare senza un contatto reale.
Allora, grazie ad alcune richieste sono nate queste riprese dei performers che ballano, ma anche delle riprese che dipingono la loro quotidianità, a volte molto intime.
Vediamo insieme una raccolta di questi video che ci presentano meglio i performers.
Antoine Danfa, dal Senegal, appena conclusa la visione, ci racconta che la richiesta di mandare dei video gli sembrava bizzarra e, da persona privata, ha avuto inizialmente difficoltà a condividere così tanto con dei quasi sconosciuti, ma che guardarli adesso lo ha fatto commuovere, e dice che il tempo è passato molto velocemente e riflette dicendo che si sono formati dei legami così stretti tra il gruppo che si sente parte di una famiglia e non di una compagnia.
Ilyes Triki, dalla Tunisia, parla di come lo avesse colpito la spontaneità di Luca e Irene, e della libertà di espressione che ha potuto avere grazie a Crisol durante la prima parte del progetto.
Dopo due anni di discussioni online finalmente si sono incontrati a Dakar, dove hanno iniziato le prove.
Dopo aver concluso la discussione sugli albori del processo creativo, siamo riusciti ad avere una parola con Irene sulla vera e propria performance, ‘If There Is No Sun’.
In primo luogo ci siamo chiesti per quale motivo si fosse scelto di fare emergere in particolar modo la componente discorsiva. Irene ci ha risposto che, sia da coreografa che da ballerina, la danza non è una cosa a sé, bensì per funzionare deve essere un insieme organico di diversi elementi; per questo motivo ha sempre preferito integrare una componente linguistica all’interno delle sue performance, per donare loro una completezza; non sono due linguaggi che si mischiano, nemmeno uno che sovrasta l’altro, bensì sono l’uno il completamento dell’altro.
L’inizio della performance era arricchito dalla presenza di elementi con i quali interagivano i performers, ci siamo chiesti che cosa rappresentassero e da cosa fosse nata l’idea dell’utilizzo di questi oggetti che sono stati interpretati in diverse maniere da ognuno di noi, qualcuno pensava fossero corde, altri liane e altri ancora dreadlocks. Irene ci ha raccontato che l’origine di incorporare questi materiali nella performance è nata durante un’esperienza a Dakar: la compagnia era solita provare in luoghi comuni come piazze, terrazze, strade e un giorno, finite le prove, facendo un bagno nell’Oceano trovarono delle alghe molto particolari che decisero di integrare nella performance.
Come ultima domanda le abbiamo chiesto da che cosa derivassero le parole e i testi citati durante l’esibizione e ci ha spiegato che sono diverse fonti come: Keorapetse Kgositsile Anguish longer than sorrow (ossatura del rap finale in inlgese), when there is no sun (canzone afro futurista) e l’estratto di due pagine di Felwine Sarr.
Viola Fusacchia
Agata Greco
Inserisci un commento