Diario di redazione #6
Chi conosce via Polese sa che non è una strada per educande. Venendo da via Riva di Reno declina con una soave discesa verso via del Porto ma, sul finire, ha lievissimo moto di risalita. Lì c’è un muretto dove ogni pomeriggio trovavamo Vincenzo ad attenderci. Questo è accaduto ogni giorno, permettendoci così di interrogarci sul senso di questi episodi.
I ragazzi, alla spicciolata, invadono la redazione, cercano e trovano il loro posto, scambiano battute. L’arrivo di Lori, Seba e Olivia a metà percorso ha permesso al gruppo di rivedere equilibri consolidati nei primi giorni. Questa nuova mescolanza ha sollevato una certa turbolenza che abbiamo dovuto domare chiarendo il senso di un lavoro comune in una redazione. La redazione è una possibilità, non un obbligo: ci si sta solo se si ha desiderio di fare quell’esperienza. E l’esperienza stessa, pur avendo una griglia precisa di riferimento, ha maglie larghe capaci di accogliere nuove proposte: uno spazio del possibile, non prescrittivo, che abbraccia la dimensione dell’eventualità. Affinchè si possa osare in questa direzione è stato nostro compito risvegliare la consapevolezza e il senso di responsabilità collettivo nei ragazzi e nelle ragazze.
E che ci faceva in tutto ciò una prof? Eppure c’era. Lunedì come un primo giorno di scuola con Agata, quella abbronzata e quella non, Anita, Viola, Sara e Vincenzo… conoscersi e prendere posto. Come spesso accade poi quel posto ce lo siamo tenuti, ognuno il suo, quasi sempre (a parte il ” colpo di stato” di Vincenzo venerdì), quasi tutti (vedi la “tendenza a divanizzarsi” di alcuni). Io di redazione non avevo esperienza, di danza men che meno. Ma sono un’osservatrice allenata e ho visto il gruppo crescere. Mica facile, sapete, lavorare a un pezzo in due, magari ci si è appena conosciuti… Mica facile star sul pezzo e, se Agnese dice: “Qualcuno si occupi di registrare il talk Di Stefano-Metta”, tradurre quel ” Qualcuno” in ” Io”… Mica facile scrivere un pezzo quando ti monta dentro una specie di ribellione, perché ti sei stancato, non hai capito… Allora magari parlandone in gruppo trovi uno sguardo diverso, possibilità di lettura inesplorate, ma che fatica abbandonare il proprio arroccamento: “Non mi è piaciuto, mi sono annoiato!”. Una settimana, il festival è in chiusura, la redazione pure. Quasi, quasi ci eravamo affezionati all’appuntamento quotidiano, in via Polese, che va giù e poi su.
Agnese Doria e Giovanna Renzi
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