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Danzare la città è un blog a cura dell'Associazione Danza Urbana

Danza Urbana: il Festival che da 26 anni ci parla di armonia tra danza e città.

8 Settembre 2022
Dietro le quinte
di Redazione Giovani
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  • carosi

Abbiamo raggiunto Massimo Carosi, Direttore artistico del Festival Danza Urbana per la consueta intervista di inizio festival. Ecco le nostre domande e le sue risposta!

1. come si è evoluto il festival dalla prima edizione a questa parte?                                             

Il festival ha subito molti cambiamenti dal 1997, principalmente adattandosi ad un contesto in costante movimento. Per quanto riguarda gli artisti, inizialmente era molto più difficile trovare performer che lavorassero in spazi pubblici non teatrali. L’interesse del Festival è sempre stato principalmente nell’ambito della ricerca coreografica. Dalla prima edizione il contesto storico sociale è cambiate sotto vari aspetti: in primis, il decennio in cui è nata danzaurbana era caratterizzato da un forte timore dei luoghi pubblici a causa dei continui attacchi terroristici. E’ anche importante considerare che l’avvento di internet ha completamente rivoluzionato la nostra idea di socialità e di comunicazione. Infatti si esce meno di casa: non si va più a teatro, avendo gratis qualunque contenuto vogliamo sempre a portata di mano; le comunicazioni sono state semplificate e accelerate, comprimendo le distanze. Mentre da un lato tutto ciò ha portato molti benefici, sotto alcuni aspetti ha danneggiato la nostra visione di collettività e socialità. Uno degli obiettivi del festival è quello di regalare al pubblico una nuova esperienza di relazione allo spazio pubblico da vivere e condividere con gli altri fruitori.                          

2. Come funziona la scelta degli artisti? Come mai questa scelta di ospitare molti artisti giovani e di diverse provenienze?

Da un lato collaboriamo con un concorso coreografico internazionale che ci permette di avere uno sguardo sulla scena contemporanea, dall’altro ci serviamo di bandi per la circuitazione degli spettacoli o dei bandi per la ricerca coreografica.

Come si è detto alla conferenza stampa, lo scouting è una parte fondamentale del progetto, che punta molto sul ricambio generazionale e la trasversalità attraverso l’impiego soprattutto di artisti giovani emergenti (tre quarti), sia di professionisti affermati. Per questo usano vari canali di comunicazione per la ricerca dei performer: in alcuni casi seguono il percorso di un artista, in altri sono loro stessi a proporsi per partecipare.

3. Qual è l’approccio dell’iniziativa rispetto all’ambientalismo?

La proposta del Festival lavora in relazione ai luoghi, e non per stravolgerli. Il progetto infatti si impegna per ridurre il più possibile emissioni e consumo. Ciò rientra anche nel proposito di lavorare in armonia con i luoghi della città, instaurando una relazione e non alterandoli. Per questo motivo gli spettacoli impiegano una strumentazione audio minimale e quasi nessun oggetto di scena: in questo modo non solo si concentra tutta l’attenzione sul corpo e il movimento. Si privilegiano spettacoli pomeridiani, per evitare il consumo delle luci, e tutti i soldi ricavati dagli spettacoli a pagamento del 2020 sono sta0ti donati per la cura del verde urbano.                       

– e al rapporto con il contesto urbano?                   

Per danzaurbana i luoghi degli spettacoli, così come il pubblico, costituiscono parte integrante della performance. Le esibizioni infatti si pongono l’obiettivo di essere più di una rappresentazione a cui gli spettatori assistano passivamente, bensì puntano a creare un’esperienza di co-creazione e sintonia fra l’artista, il pubblico e l’ambiente. Questo non solo riqualifica gli spazi pubblici come luogo di socialità, ma ci offre un’opportunità per cambiare prospettiva sui luoghi della nostra quotidianità acquisendo una nuova consapevolezza.

Qual’è la differenza tra spazio, luogo e paesaggio, a cui accennava durante la conferenza stampa?

Lo spazio è un concetto, un’astrazione, è come la distanza tra un punto A e un punto B. Lo si può raffigurare e quantificare. Come nasce il concetto di spazio? Secondo Franco Farinelli, importante geografo, la parola “spazio” viene dal latino “stadion”, unità di misura dell’antica Grecia. Quando l’uomo ha incominciato a viaggiare tracciava carte geografiche. Ciò significava trasformare un luogo dalla sua tridimensionalità ad un piano bidimensionale. La carta geografica offre la possibilità di calcolare la distanza tra i punti geografici, ne definisce i confini. Il concetto di spazio si espande con l’invenzione della prospettiva, che crea la rappresentazione di un luogo attraverso la bidimensionalità. Lo stesso avviene nel Cinquecento con la nascita del teatro all’italiana. I primi di questi teatri avevano uno scorcio di città come fondale, perché l’idea del teatro era quella di un luogo dove si rappresentava attraverso tragedia e commedia la comunità che andava a guardare gli spettacoli. Il teatro si fa infatti risalire ai tempi degli antichi Greci Gli studiosi sostengono che il teatro nasce dal rito sacrificale del capro attuato dagli antichi Greci per liberare dal male la comunità. La rappresentazione è quindi un artificio che permette di rappresentare una ritualità. Nel teatro greco così come nel teatro all’italiana lo sguardo dello spettatore è focalizzato sulla scena, e si isola da tutto ciò che sta intorno.

Il luogo invece è un punto geografico, che si conosce solo se si fa fa esperienza di esso. E’ qualcosa di irripetibile.

Il paesaggio invece unisce spazio e luogo. Ogni paesaggio è diverso dall’altro. E’ un punto geografico, un elemento culturale; ha quindi un elemento razionale, il punto geografico, ed affettivo, le sensazioni e la memoria ad esso legate. Lavorare nello spazio urbano implica una diversa percezione di esso perchè agisce sulla memoria. La dimensione del paesaggio consiste nel modo in cui l’uomo si relaziona alla natura. Inoltre il paesaggio è un processo continuo: cambia a seconda delle stagioni, del giorno e della notte, e delle situazioni biologiche.Lavorare nello spazio urbano è diverso dal lavorare in teatro, uno spazio che isola dall’ambiente esterno. Fare esperienza di uno spazio stimola la percezione e accentua il senso di comunità.

Fatima Alrachid

Sofia Castaldi

Elena Gangini

Agata Greco

laboratorio giornalismo, redazione, teenager
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