Il dialogo gestuale di Galli tra epifania, rituale e rivelazione
Quando ci sediamo nel cortile di palazzo re Enzo i raggi del sole ci impediscono la vista pulita dello scenario, all’improvviso Martina mi fa notare che qualcuno sta scendendo velocemente le scale. Una figura sciamanica si aggira tra gli elementi del paesaggio, i colori della sua pelliccia sono sgargianti, ricordano Arlecchino, la sua maschera copre tutta la faccia e sembra decorata con delle foglie d’oro. La musica è fatta da suoni che ricordano la fauna e i rumori del bosco, chiudendo gli occhi possiamo immaginare un animale selvatico aggirarsi tra il bosco a tratti spaventato da possibili invasioni di territorio. Appena lo sciamano inizia a ballare i suoi movimenti sono controllati e precisi, senza sforzo. La maschera che gli copre il volto rende questa figura una creatura surreale, distaccata, non umana. Solo alla fine il danzatore rivela il suo volto al pubblico e in quell’istante il tempo per un secondo sembra fermarsi. Dietro la maschera si nasconde un volto giovane, umile e con l’aria innocente. C’è stupore tra il pubblico a questa rivelazione e mentre lui saluta, iniziano gli applausi che lo accompagnano verso le scale che lo conducono a lasciare la scena.
Alice Tovoli (14y)
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